Zuckerberg e l'hashtag su facebook. Non è un fotomontaggio! C'è pure in inglese eh. Pensa tu che poliglotta |
La questione fondamentale è che l'utente medio di facebook non sa cosa è un hashtag.
Brevemente: l'hashtag è un tag, cioè un'etichetta (tipo quelli che vedete sopra quello che scrivo) che serve a categorizzare un elemento e collegarlo ad altri simili o etichettati alla stessa maniera. Si chiama hashtag e non tag perchè ha l'hash davanti (questo #), per cui si presenta come #etichetta, ad esempio #nonsonobravoaspiegare o #NbaFinals.
Cliccando sull'hashtag è possibile vedere tutto ciò che è stato scritto con quell'etichetta. Ora qui sorge un piccolo problema: i contenuti di twitter (in realtà l'hashtag è usato anche da altri millecento social network, tipo l'inutile instagram) sono perlopiù pubblici, per cui non ho bisogno di essere collegato a qualcuno per vedere o rispondere ad un suo tweet. Facebook no, scelgo io chi vede le mie robe. Per evitare guerre di religione sulla privacy, Facebook ha adeguato il concetto alla propria natura, per cui, quando aggreghiamo i contenuti per un'etichetta, vediamo solo ciò che siamo autorizzati a vedere.
Perchè introdurre l'hashtag? Qui la cosa si fa più complessa e non lo so nemmeno io, ma siccome sono italiano ve lo spiego lo stesso.
1) Diventare uno strumento più appetibile per la diffusione globale di contenuti e notizie. Se sfruttato adeguatamente, il sistema di hashtag aiuta chi vuole diffondere un messaggio ad ampliare il proprio pubblico, senza dover per forza elemosinare like a caso da chiunque.
b) Uscire dalla formalità del meccanismo amici/non amici. In realtà Facebook ci aveva già provato, con l'introduzione dei followers. Non lo sapevate? Poco male, l'hanno usato in pochi. Se togliamo quelli che seguono le zoccole con le foto in microkini ristretto direi una decina. In ogni caso l'hashtag, filtrando per argomento ciò che viene pubblicato su facebook, permette di uscire dal giardinetto dei propri contatti e ampliare la propria visione.
Pull!!! |
*) Eliminare quegli inutili #qualcosa dai messaggi di quelli che hanno la pubblicazione automatica dei tweet su facebook, tipo me. Cioè questo non è certamente uno scopo della Big F, ma mi piace pensare che mi vogliano bene.
simbolodibatman) Migliorare la ricerca dei contenuti. A parte il graph search che ormai è leggenda, dovrebbe ora poter essere possibile usare gli hashtag nella barra della ricerca, per trovare tutto ciò che viene etichettato a quel modo, aumentando la varietà dell'esperienza dell'utente e contemporaneamente mettere ordine fra i suoi contenuti.
Ci saranno sicuramente altri duecento motivi che la mia mente attualmente non riesce a concepire, mi limito a prevedere che l'utente medio di Facebook non assimilerà il funzionamento delle etichette nella maniera giusta, ne farà uso e abuso e renderà ogni tipo di aggregazione di contenuti totalmente illeggibile. Metto un chinotto pagato su un numero spropositato di post con trentordicimila hashtag, tipo uno per parola. Trust me.
In conclusione faccio il figo con informazioni totalmente inutili, tipo che l'hashtag viene usato su Twitter per la prima volta in questo tweet:
how do you feel about using # (pound) for groups. As in #barcamp [msg]?... ma nasce su IRC ben prima dell'uccellino azzurro (una roba nerd che non sto a spiegare, tanto lo sapete e se lo sapete sono 4 punti nerd subito), che gli hashtag su Facebook sono retroattivi, cioè se li avete usati in precedenza senza risultato alcuno, ora vengono riconosciuti e che Edison aveva paura del buio (il che dimostra che la paura rende migliori).
— Chris Messina™ (@chrismessina) August 23, 2007
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