Da Basket Central
Il post Auerbach vede Boston in finale ancora due volte contro gli ormai rivali di Los Angeles, ma i lakers continuano a restare a secco di anelli, anche quando nel 70 a sfidarli in finale sono i Knicks si Willis Reed e Walt Frazier. Nel 68 i celtics sono la squadra di Havlicek e l’ala Bailey Howell (una delle maglie che pendono dal soffitto dell’arena Bostoniana), arrivata da Baltimora, è uno dei 3 Celtics ad arrivare ai 20 di media (con Sam Jones e Hondo). I Lakers cambiano poco, si segnala solo un Goodrich in fase di crescita. Dei combattivi Celtics si portano a casa la serie in 6 gare.
Una svolta arriva l’anno dopo, o almeno così sembra.
Approda ai Lakers Wilt Chamberlain, ancora a secco di titoli come LA, intanto nei vecchi Celtics Russell è in declino (concluderà la stagione con 10 punti di media). Boston soffre in regular e il terzetto Baylor-West-Chamberlain non pare umanamente arrestabile. La finale è la classica, I Lakers vincono le prime due in casa con un West da 94 punti in due gare che ha la meglio su Havlicek (39 in gara 1 e 43 in gara 2); Chamberlain e Russell non si fecero notare in attacco (4 punti per Wilt) ma ingaggiarono una lotta epocale sotto i tabelloni; Boston ha esperienza e voglia di lottare e fa sue le successive duie gare al Garden (vincendo gara 4 di un solo punto). Alla vigilia di gara 5 LA è ancora la favorita, ci penseranno i 39 punti di West e i 31 rimbalzi di Chamberlain (che domina un Russell tenuto a soli 2 punti) a definire il risultato a favore dei Lakers, la cattiva notizia però è che West si procura uno strappo alla coscia nel finale e si presenterà in gara 6 sotto antidolorifici. Il dolore non impedì a West di metterne 26, ma soli 2 punti di Wilt e una partita incolore di Baylor, assieme alla grinta dei Celtics, forzò tutto a gara 7. Una W dei biancoverdi non è preventivata, soprattutto a Los Angeles, così al Forum preparano i palloncini da liberare dopo la vittoria dei Lakers (con grosso dissenso di West che temeva i Celtics e la loro reazione), ma quei palloncini non si muoveranno dal soffitto: venuti al corrente del fatto i Celtics decisero che non avrebbero perso, ma soprattutto il loro capitano Bill Russell decise che non avrebbe concluso la sua carriera con una sconfitta. Grande la differenza fra Wilt e Bill: Russell era l’epitome del guerriero, Wilt invece dimostrò di esserne l’opposto. Dopo aver compiuto il quinto fallo decise di non difendere più su Russell, permettendo ai Celtics di scappare, e quando arrivò la rimonta grazie ad un immenso West (ancora sotto antidolorifici e con una gamba a pezzi) chiese di uscire per una caduta che a nessuno era sembrata troppo grave; quando i Lakers arrivarono a -1 senza di lui chiese di rientrare Van Breda Kolf gli disse che in campo sarebbe rimasto chi ne avesse davvero voglia, e lo mandò a sedere. West fu eletto il miglior giocatore della finale, il primo della storia, ma fu anche l’unico MVP triste di sempre, perché, grazie ad un jumper di Nelson a 11 secondi dalla fine, i Celtics vinsero il loro 11esimo titolo in 13 anni, l’ultimo della dinastia che si conclude formalmente con l’addio, oltre che di Bill, anche di KC Jones.
Come detto i Lakers si fermeranno anche davanti all’ostacolo Knicks nel 1970, ma non si faranno sfuggire la nuova occasione nel 72, quando Chamberlain e i Los Angeles Lakers vinceranno assieme il loro primo titolo, per poi perdere ancora con NY in finale nel 73, mentre Boston vincerà ancora nel 74 e 76, con una squadra guidata da Havlicek, punto di incontro con la vecchia dinastia, assieme a giocatori che entreranno nella storia come Dave Cowens, Jo Jo White e Paul Silas. Per riavere una nuova sfida fra le due squadre però dovremo aspettare gli anni 80, e l’arrivo nella Lega di Magic Johnson e Larry Bird. I due esordirono assieme nel 79-80, ma Larry fu scelto nel 78 arrivando solo nella stagione successiva. Quando nel 1979 i Lakers scelgono Magic al draft hanno una squadra che si regge attorno ad un Kareem Abdul Jabbar ormai in età avanzata (32 anni) più una serie di role player che non erano mai sembrati eccessivamente brillanti; al timone, in più avevano appena ceduto Adrian Dantley ai Jazz, dove avrebbe finito per trentelleggiare per oltre un lustro. I Lakers l’anno prima vinsero 43 gare e superarono un turno di PO, ma ebbero comunque la prima scelta, ottenuta dai New Orleans Jazz in cambio di Goodrich 4 anni prima ; Magic arrivò con qualche dubbio sulle conferme nei pro della sua splendida carriera universitaria ma non tardò a fugarli: i Lakers allenati da Paul Westhead (con cui Magic non andava molto d’accordo) vinsero il titolo contro i Sixers di Erving, e Johnson fu eletto MVP (primo e unico MVP rookie della storia). I Celtics nel frattempo avevano scelto Bird con la sesta chiamata nel draft (davanti a lui anche quel Michael Ray Richardson che in Italia conosciamo bene) ma passarono una stagione intera senza di lui, impegnato a lottare contro Magic nel suo ultimo anno di college, così finirono col penultimo record della lega. Ma l’arrivo di Bird (che non coincise con altri cambiamenti significativi) portò da solo 32 W in più dell’anno precedente e il miglior record della NBA, anche se il cammino dei Celtics si conluderà in semifinale contro Phila. Il titolo tornerà a Boston solo un anno dopo, in finale contro i Rockets di Moses Malone, con Cedric Maxwell MVP; ad inizio anno i Celtics avevano scelto al draft Kevin McHale col terzo pick assoluto, ottenuto in un giro di scambi con i Warriors (a cui cedettero la prima scelta assoluta) grazie al quale approdò in biancoverde anche Robert Parish (uno scambio fondamentale per la costruzione della nuova dinastia). Boston e Los Angeles non sembrano volersi incontrare, nell’82 sarà ancora finale Lakers – Sixers, con Magic impegnato a riempirsi le mani di anelli e la bacheca di trofei (ancora MVP della finale), la squadra di comprimari viene trasformata in una squadra di stelle (a cui si aggiunge McAdoo da New Jersey) e la “vita” cestistica di Jabbar fu notevolmente allungata, inoltre la mano lunga di Magic portò anche ad un nuovo cambiamento, ad inizio stagione Westhead fu licenziato, per lasciare così il posto al suo vice Pat Riley. Nell’82-83 i Lakers si preparavano a far fruttare una trade avvenuta 3 anni prima, quando spedirono Don Ford e la loro prima scelta a Cleveland per avere la loro prima scelta del draft 1982. I Cavs presero la prima assoluta e i Lakers poterono scegliere la stella di UNC, James Worthy. Fu subito una nuova finale, sempre coi Sixers, ma stavolta fu Phila a spuntarla, grazie all’arrivo da Houston di Moses Malone, in quella che è ancora oggi ricordata come una delle squadre più forti di sempre (e la storica cavalcata playoff del “fo, fo, fo”, poi diventato “fo, fi, fo”).
prima parte
terza parte.
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