23 luglio 2013

Il nuovo Bonelli - Dragonero, la recensione despoilerizzata

Nel 2007 faceva il suo esordio nelle edicole e nelle fumetterie italiane una nuova collana Bonelli dal titolo “Romanzi a Fumetti”. L’idea era quella di ospitare, con cadenza annuale, delle storie di ampio respiro da affidare ad autori sempre diversi. L’apertura fu concessa ad un genere quantomeno insolito per la casa editrice milanese, sebbene non del tutto nuovo: il fantasy. L'ottimo riscontro di vendite del primo numero (e la pubblicazione per il mercato USA da parte della Dark Horse) ne decretarono un indubbio successo.


Sei anni dopo, Ian Aranill, soprannominato Dragonero, si è meritato una serie tutta sua, ma soprattutto se la sono meritati i suoi autori: Luca Enoch e Stefano Vietti. Il primo non ha bisogno di presentazioni: autore completo, ha dato vita a personaggi come Sprayliz, Gea e Lilith; il secondo invece è una colonna della fantascienza made in Italy (Zona X, Martin Mystere e, soprattutto, Nathan Never).
Due fucine creative unite in un progetto che ha visto la sua genesi nel lontano 1996 e che, da giugno sino a settembre 2013, ci accompagnerà con una storia introduttiva di quattro parti, disegnate dall'ottimo Giuseppe Matteoni, autore anche delle copertine, nonché del romanzo del 2007.
Un primo appunto è proprio sulle tavole di Matteoni, per evidenziarne la pulizia del tratto, anche in contesti dinamici e di battaglia, oltre alla dovizia di particolari negli spostamenti dei protagonisti lungo il continente di Erondàr, sfondo di tutte le avventure dello scout e dei suoi “pards”(per usare un termine caro ai lettori texiani). Ian è rappresentato in maniera ottimale, anche nelle copertine, dove  si nota un taglio del tutto nuovo per la Bonelli. Ottimi l'uso delle inquadrature e dei campi, attraverso cui Matteoni riesce a regalare tavole altamente spettacolari, in cui mostri giganti e uomini riescono ad essere rappresentati contemporaneamente nella loro interezza. Credibili dal punto di vista grafico anche  i comprimari, a cominciare da sua sorella Myrva, per proseguire con l’orco Gmor (figlio di Kmer... ehr, scusate ndSattasal) e l’elfa Sera.
Il lavoro a quattro mani fatto dal duo Enoch-Vietti sui testi, consente al lettore di calarsi subito nel mondo di Dragonero, senza fronzoli inutili ma con una particolare attenzione alla definizione dei caratteri dei personaggi, che emerge in maniera naturale lungo lo svolgersi della vicenda. Il tutto risulta davvero godibile e ben bilanciato e, cosa molto importante, riesce a prescindere dalle precedenti vicende di Ian Aranill.
Il mondo fantasy creato dai due autori è abbastanza classico e nel corso della lettura sono evidenti i richiami a libri e pellicole di genere. D’altra parte, riuscire ad innovare veramente in mezzo a tutto quanto è stato prodotto fino ad oggi, è davvero complicato; tuttavia, non mancano buoni spunti, come, senza anticipare troppo, il rapporto tra magia e tecnologia, richiamato in maniera costante. Personalmente mi auguro che possa essere una buona base di partenza per far uscire Dragonero dai tradizionali binari del fantasy.
In attesa di poter leggere il secondo numero per vedere gli sviluppi di questo primo ciclo di trame, i tre moschettieri Enoch, Vietti e Matteoni ne escono sicuramente vincitori. Ma le insidie di un prodotto fantasy sono tante (stereotipi, emulazione ecc.) e non va dimenticato che Richelieu è sempre in agguato (e che Aramis è donna solo per i giapponesi... ma questa è un'altra storia).

Davide Carta

2 commenti:

  1. Sono arrivato al quarto numero, che conclude il primo ciclo narrativo, e direi che sono molto deluso. Niente da dire sui bei disegni, ma la trama è davvero deludente e la conclusione un insulto ai lettori sopra gli 8 anni.
    Per ora la montagna (creativa) ha partorito un topolino piccolo piccolo...

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  2. Caro Fabfab... le vendite parlano chiaro. Tu molto probabilmente sei uno dei pochi lettori che va al di fuori del gusto dei lettori, sul quale a quanto pare gli autori Enoch e Vietti hanno meditato e per il quale hanno fatto una indagine complessa. L'obbiettivo sta nel tenere attaccato il lettore per lungo tempo alla serie, quindi perché fare assaggiare la parte più polposa tutta insieme? Il mio voto è 5 stelle per Dragonero, poi... ognuno ha i suoi gusti!

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