È sempre complicato parlare di un prodotto che era atteso
spasmodicamente da anni e che nel mese appena trascorso è già stato
sviscerato in quasi ogni suo aspetto, analizzato in ogni suo
anfratto. The Last Of Us, videogioco uscito finalmente il 14
giugno come esclusiva per PlayStation 3, è l'ultima fatica di quei
geniacci dei Naughty Dog, software house a cui dobbiamo la saga
dell'indimenticabile Crash Bandicoot, quella un po' più
dimenticabile di Jak And Daxter e la trilogia – in probabile
futura espansione sulle console di nuova generazione – di
Uncharted.
Breve
premessa alle mie impressioni sul gioco: questo articolo non conterrà spoiler. Un (ex) amico mi ha
rivelato il finale prima che potessi giocarci. Non è stata
un'esperienza per nulla piacevole, per me e per lui, sicuro.
Senza
girarci troppo intorno annuncio con supponente certezza che The
Last Of Us è il miglior videogioco uscito in questa generazione
di console (a spanne, diciamo da circa 8 anni) e si candida
prepotentemente per la palma di miglior gioco di sempre. Punto.
Sembra una sentenza assolutistica, vero? E infatti lo è. Vi assicuro però che non si può non rimanere ammaliati dalla
maestria tecnica, dall'ispirata regia, dalla veridicità dei
sentimenti che vengono portati in scena durante tutte le 15 ore necessarie per completare l'avventura (con fortissima empatia per il
videogiocatore).
Ciao Joel, ciao Ellie, ci sarà poco da ridere, mi sa |
All'interno di
questo mondo distopico troviamo i protagonisti Joel ed Ellie. Joel è un contrabbandiere quarantenne cinico e
disilluso, Ellie una giovane ragazzina nata dopo la propagazione
dell'epidemia, che quindi conosce solo questa terrificante versione
della vita. È proprio qui che The Last Of Us mostra il suo lato più
brillante: la caratterizzazione dei personaggi è eccezionale,
profonda e matura, il modo in cui si rapportano fra di loro è
totalmente verosimile. Nessuna macchietta tagliata con l'accetta,
stile blockbuster cinematografici, i personaggi hanno invece diverse
sfumature che si scopriranno via via che si procede nel gioco. Anche
i personaggi di contorno sono piuttosto interessanti, ma tutto
sbiadisce di fronte a Joel ed Ellie e all'evoluzione del loro
rapporto. Alla perfetta caratterizzazione emotiva dei personaggi, si
aggiunge una trama che, pur non brillando particolarmente per
fantasia, tiene incollati allo schermo fino ai titoli di coda ed è
raccontata magnificamente tramite cutscene da maestri del cinema e
dialoghi mai banali.
Il prossimo anno si villeggia da un'altra parte |
Prima
ancora di poter apprezzare questi aspetti, salta indubbiamente
all'occhio l'aspetto grafico. Sarò nuovamente categorico (non si
dica che non avverto): miglior videogioco di sempre. Ad oggi, 14
luglio 2013, sfido chiunque a portarmi un esempio di videogame
graficamente superiore. Non si tratta solamente di numero di poligoni
o di definizione delle texture su muri e case, ma anche e soprattutto
della cura dei dettagli, della caratterizzazione degli ambienti e dei
personaggi. Assistere ad un'alba immersi nella vegetazione che invade
la città di Boston è semplicemente emozionante, come lo è (per
motivi differenti) assistere alla desolazione delle città americane
devastate, che si attraversano durante il gioco. Certo, nei prossimi
mesi usciranno sicuramente altri titoli di livello comparabile (uno è
The Witcher 3, scommetteteci) ma attualmente non ci sono avversari
all'altezza.
Anche
il comparto audio si distingue per eccellenza: il doppiaggio in
lingua originale è magnifico, non ha nulla da invidiare a produzioni
cinematografiche di altissimo livello, mentre quello in italiano è
piuttosto buono, ma un gradino inferiore. Il mio consiglio personale
è di impostare l'inglese come lingua base, magari attivando i
sottotitoli per non farsi sfuggire le sfumature linguistiche dei
dialoghi. Le musiche sono piuttosto minimaliste e non invasive; un
paio di temi sono azzeccati, ma Naughty Dog ha cercato soprattutto di
non rubare spazio ai rumori ambientali, per creare un maggior senso
di immersione: la pioggia che cade e rimbalza contro le lamiere sotto
cui ci siamo riparati, i passi dei mutanti in avvicinamento, il
respiro terrorizzato di Ellie.
Nel multiplayer ci si prende a cartoni fra fazioni opposte. Nella figura in alto: il tizio in ginocchio non sta vincendo |
C'è
anche il multiplayer: non è certo il motivo principale per il quale
The Last Of Us va assolutamente comprato, ma è comunque una
piacevole aggiunta, alla quale dedicare qualche ora dopo aver
sbloccato tutti gli obiettivi della campagna principale, magari al
livello più difficile (che è davvero difficile, ve lo assicuro).
The
Last Of Us è uno dei pochi, rarissimi casi in cui l'hype creatosi
nei mesi precedenti all'uscita si è rivelato totalmente
giustificato, anzi, si può affermare che la qualità finale del
prodotto sia stata persino superiore alle enormi aspettative. Se ne
parlerà per parecchi anni a venire e rappresenterà per sempre una
pietra miliare, non solo nel campo dei giochi d'avventura in terza
persona ma più in generale per tutto l'ambiente ludico (la tocca
piano. NdSattasal).
c'è anche un simpaticomics, fatto da chissacchì, chissaquando |
Si
è discusso in passato e si continua tuttora a discutere se alcuni
videogiochi possano essere considerati vere e proprie opere d'arte, come libri e film; dopo essermi emozionato,
arrabbiato, arrivato sull'orlo delle lacrime mentre completavo il
videogame, conosco finalmente la mia personale risposta alla
questione: sì, i videogiochi possono essere opere d'arte e The Last
Of Us ne è il perfetto esempio.
el Don
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